Coronavirus, azienda pugliese chiede prestito di 25mila euro: bloccato dalla burocrazia

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Una piccola azienda pugliese, dopo aver chiesto in banca un prestito di 25mila euro garantito dallo Stato per superare la crisi provocata dal coronavirus, sarebbe stata “stoppata” dalla burocrazia.

Lo denuncia il vicepresidente del Consiglio regionale, Peppino Longo: secondo quanto riferisce, a frenare la piccola impresa “almeno 12 adempimenti” che a loro volta hanno generato l’obbligo di dover presentare “almeno altre 7 documentazioni aggiuntive”. “Un labirinto di carte”, commenta il vicepresidente.

Ad esempio, al titolare avrebbero chiesto la copia degli ultimi due bilanci completi di nota integrativa, verbale di approvazione, ricevuta di deposito e dettaglio delle voci crediti e debiti commerciali. Non solo: la banca avrebbe anche chiesto di visionare il bilancio provvisorio al 31.12.2019 sotto forma di stato patrimoniale e conto economico. “Poi si obbliga l’azienda – che nel frattempo è con l’acqua alla gola – a produrre il Durf, il Durc e il DM10”, continua Longo.

E come se non bastasse sarebbe stato sollecitato dall’istituto di credito anche l’invio della situazione aggiornata degli affidamenti in essere con altri istituti creditizi, completa di piani di ammortamento e indicazione di eventuali moratorie già concesse, oltre al dettaglio dei debiti tributari e documentazione attestante ed eventuale concessione da parte dell’Erario di moratorie e rateizzazioni. “Gli automatismi e le semplificazioni vanno in soffitta e la malaburocrazia ha la meglio”, sostiene Longo che ha chiesto alla Regione di intervenire “presso il governo”.


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