Matteo Salvini non diffamò, definendo il loro figlio “rapinatore”, la famiglia di Giacomo Buonamico, il 23enne barese ucciso il 5 giugno 2010 durante un tentativo di rapina ad un distributore di benzina.
Il Tribunale di Bari ha archiviato il procedimento per diffamazione nei confronti del leader della Lega, all’epoca ministro dell’Interno, denunciato dai familiari del ragazzo per alcune frasi pronunciate durante un comizio a Bari, in occasione della campagna elettorale per le amministrative del 2019.
Secondo il procuratore aggiunto di Bari Roberto Rossi e la pm Angela Maria Morea che hanno chiesto e ottenuto l’archiviazione, “non può ritenersi diffamante l’uso da parte di Salvini delle espressioni ‘rapinatore’, ‘parenti del rapinatore’, ‘il rapinatore nella prossima vita cambia mestiere’, vuoi perché non è dimostrabile” che Salvini volesse riferirsi proprio al defunto Buonamico e alla sua famiglia, “vuoi perché quantomeno in due sentenze” Buonamico viene definito ‘rapinatore’, ‘malvivente’, ‘sodale’ e ‘complice’ di Donato Cassano, il 25enne che era con la vittima e che per una tentata rapina è stato condannato.