“Ciao a tutti, sono Rosalba e ho 59 anni. Donna sanissima e senza patologie, eppure il Covid ha colpito anche me. E lo ha fatto in maniera grave”. Inizia così il racconto di Rosy. Barese, madre e giovane nonna, ha deciso di affidare ai social la propria testimonianza. Nella speranza di smuovere coscienze e creare nuove consapevolezze. Un appello vero e proprio, indirizzato a chi, dopo più di un anno, ancora non ha inquadrato bene la gravità della questione.
“La mia battaglia per la vita è cominciata il 12 febbraio – scrive Rosy -. Stavo poco bene da giorni, con febbre anche a 39.5, ma l’idea dell’ospedale mi terrorizzava. Il mio medico mi aveva consigliato di andarci per verificare lo stato dei miei polmoni. La paura, però, era troppa. La notte del 16 poi la saturazione scende a 86 e mio marito chiama il 118. Gli operatori, dopo i controlli del caso, mi portano al Policlinico. Reparto Covid, padiglione D’Agostino, terzo piano. Durante la notte, dopo una prima crisi respiratoria, arriva la diagnosi: polmonite bilaterale da coronavirus”.
“Mi portano in Rianimazione, dove ricevo supporto con ventilazione e ossigeno – prosegue la donna nel suo racconto -. Resto lì due giorni, sempre cosciente. La mia cartella clinica è stabile, così decidono di farmi tornare in reparto. Pensavo fosse finita. Pensavo che di lì a poco sarei tornata a casa dalla mia famiglia. E invece nella notte ho un’altra crisi respiratoria. Mi riportano d’urgenza in Rianimazione 2 e questa volta resto lì per giorni”.
“Sono stata trattata come una persona – ci tiene a precisare Rosy -, mai come un numero. Io per medici e infermieri ero Rosalba, una donna con la sua storia. Sapevo che non sarei morta, ero in buone mani. Le mani di quelle che sono a loro volta persone, con figli e famiglia, e che mettono a rischio la loro vita per la nostra vita. Vorrei tornare lì per salutare e ringraziare tutto lo staff, ma non posso. Quando si saranno calmate le acque, però, ci andrò sicuramente”.
“Ho visto la morte da vicino – dice ancora Rosalba -. Io, 59 anni, una donna atletica e sempre attenta all’alimentazione. Una donna forte che nella vita ne ha superate tante. Eppure ero lì che combattevo per la mia vita, con il fiato corto, la tosse e mille dolori. Questa malattia è terribile e subdola, non sai dove può portarti. Chi è la fuori per strada, a sfidare ancora questo terribile virus, non si rende conto di quanto è fortunato. Il punto non è uscire o non uscire. Il punto è non ammalarsi. Fare attenzione. Vorrei fare un appello soprattutto ai ragazzi: nessuno è immune. Chi è a casa deve pensare di essere fortunato e non comportarsi come se la cosa non possa riguardarlo”.
“Io sono sempre stata una persona sanissima e sportiva – ribadisce in coda Rosy in coda al suo appello -. In vita mia credo di non aver mai preso un’influenza. Questa malattia può colpire anche chi è in perfetta salute e può far precipitare tutto in poco tempo. Oggi sono a casa, sono in fase di miglioramento. È dura ma ce la farò. E quando uscirò guarderò il cielo, farò un respiro profondo e griderò al Signore: grazie per avermi salvata”.