Bari, processo vendita supermercati. Assolto il professor De Feo: “Non si cancella un calvario di 12 anni. Il danno è fatto“

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Assolto con formula piena. Il professor Antonio De Feo può tornare a sorridere. “Sono stati 12 anni di calvario – sottolinea il docente – Il danno ormai è fatto ed è irreparabile”. Oggi la seconda sezione penale della Corte d’Appello di Bari ha dato verdetto di assoluzione nel processo sulla vendita dei supermercati Cedis per l’ex presidente della terna commissariale dell’amministrazione straordinaria del complesso aziendale in questione. Stesso esito della sentenza anche per l’ex ministro Raffaele Fitto, accusato di interesse privato in una procedura straordinaria, falso materiale e ideologico.

 

“Questa vicenda mi ha sconvolto la vita – ha proseguito De Feo – Mi sono anche ammalato ma per fortuna sono guarito. Nel frattempo sono cambiati i rapporti professionali e ho perso una serie di occasioni lavorative. Per fortuna, però, ho una clientela fidelizzata e non sono stato abbandonato. Diciamo solo che non ho potuto raccogliere tutto quello che ho seminato in tanti anni di lavoro”.

 

Si chiude un capitolo, quindi, positivamente, ma a livello psicologico è davvero difficile da digerire. “È stato sconvolgente e ognuno la prende in maniera diversa. C’è anche chi non è mai riuscito a superare situazioni simili. Per andare avanti sono andato dritto per la mia strada, senza farmi distrarre”.

 

E quando il professor De Feo dice di voler chiudere, intende in tutti i sensi. La lunga storia, che lo ha portato anche a una settimana di arresti domiciliari, fa ormai parte del passato e pare non ci sia la volontà di andare avanti per far valere ulteriormente le proprie ragioni e veder riconosciuti i propri diritti. “Non me la sento di procrastinare il tutto per altri anni lanciandomi in un’azione di responsabilità. Psicologicamente per me la partita è chiusa e vinta”.

 

Si torna alla vita di sempre, dunque, ma con un atteggiamento diverso. Perché storie del genere segnano, feriscono, e lasciano cicatrici che rimarranno sempre ben visibili. “È cambiato proprio il mio approccio alla professione. A volte sono più timoroso, proprio alla luce della vicenda che mi ha coinvolto. Non nascondo di aver avuto anche momenti di sfiducia nei confronti della giustizia nonostante in fondo fossi certo dell’esito. Le mie gioie sono altre, le stesse che mi hanno permesso di andare avanti in questi anni, come la mia nipotina”.


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