Transizione Ecologica, Beppe Bratta (La Nuova Energia): “Italia in ritardo su obiettivi Green Deal”

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“Gli ambiziosi obiettivi climatici europei al 2030 e i fondi del Recovery Plan fanno ritenere di essere alla vigilia di una forte accelerazione nel processo di transizione ecologica che riguarderà molti settori: dalla mobilità elettrica alle rinnovabili, dalla riqualificazione energetica degli edifici alla difesa del territorio contro alluvioni e frane. Insomma, potranno non solo essere create condizioni per vivere meglio e salvaguardare il pianeta, ma garantire anche notevoli opportunità sul fronte occupazionale”. Ne è convinto il presidente del Distretto pugliese della green economy ‘La Nuova Energia’, Beppe Bratta.

Bratta, però, accanto all’audace e ambiziosa lista degli obiettivi fissati, auspica una concreta ed energica riforma delle procedure e degli iter messi a disposizione per portarli a effettivo compimento. “L’Europa – continua, infatti, il presidente de ‘La Nuova Energia’ – analogamente a Usa, Giappone e altre decine di paesi, si è impegnata a divenire “carbon neutral” entro il 2050. Una sfida che ha portato l’UE ad innalzare dal 40% al 55% il proprio obiettivo di riduzione delle emissioni di gas climalteranti al 2030 rispetto ai livelli del 1990. Per traslare questi impegni nel contesto del nostro paese, quasi due terzi dei nostri consumi elettrici dovrebbero essere soddisfatti dalle rinnovabili alla fine di questo decennio”.

Occorre dunque procedere ad una serie di interventi che non lascino gli obiettivi citati un mero esercizio di retorica. In primis, la semplificazione delle procedure esistenti. Il coinvolgimento e la sensibilizzazione dei cittadini sui temi green con l’ausilio delle Pubbliche Amministrazioni. L’accesso alle forme di agevolazioni statali anche alle fasce più deboli della popolazione. Sulla semplificazione, nello specifico, “snellire le procedure di autorizzazione per la realizzazione di impianti è senza dubbio l’intervento più urgente – si legge nella nota diffusa da ‘La Nuova Energia’ -. L’iter per la verifica di assoggettabilità a VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) richiede ad oggi tempi stimati tra i 3 e i 12 mesi, la conclusione dell’intero percorso tra i 2 e i 6 anni. Sono troppo spesso inclusi negli iter autorizzativi soggetti i cui ruoli potrebbero – e dovrebbero – essere disposti solo in casi specifici, e la cui presenza dilata e complica le procedure”.

“Gli obiettivi imposti – conclude il presidente Bratta – ci obbligano a importanti prese di coscienza in tempi estremamente contingentati. Occorrono interventi sul fronte del permitting e della digitalizzazione delle procedure amministrative, oltre a un maggior coordinamento tra istituzioni centrali e locali. Gli standard attuali del nostro Paese mal si conciliano con le sfide che l’Europa ci impone. I tempi morti delle nostre amministrazioni, insieme alla farraginosità delle procedure rischiano di diventare zavorre legate ai piedi di chi, invece, necessita di massima leggerezza per darsi lo slancio iniziale nella difficile competizione per la transizione ecologica”.


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