Nei primi sette mesi del 2021 sono state oltre 135mila le famiglie pugliesi destinatarie del reddito di cittadinanza e altre 13mila circa hanno percepito almeno una mensilità di pensione di cittadinanza, per un totale di 344.217 persone coinvolte, con un importo mensile medio di 552 euro. “Un dato – spiega la Cgil Puglia – che evidenzia come la crisi pandemica ha accentuato la sofferenza delle famiglie pugliesi, essendo cresciuti di 46 mila unità i nuclei coinvolti rispetto al 2019, anno di istituzione della misura”. “Oltre il 10% della popolazione pugliese percepisce sostegno al reddito, spesso l’unico, e sappiamo dai dati Istat che il 22% vive in condizione di povertà relativa” evidenzia il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, commentando i dati dell’Osservatorio statistico dell’Inps aggiornato a luglio.
“È evidente – continua – che serve investire sulle politiche attive del lavoro, rafforzando ruolo e funzioni dei centri per l’impiego, spingendo sulla formazione e sull’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Si deve poter vivere di lavoro ma in modo dignitoso, non essere poveri pur lavorando, tra lavori precari, saltuari e sfruttati”. “Che si investano allora le risorse del Pnrr e dei fondi strutturali – esorta il segretario – per potenziare i servizi pubblici, per investimenti che creino buona e stabile occupazione. Perché la nota più drammatica di tutte è che i nuovi poveri nel nostro paese sono soprattutto i giovani, l’11,3% tra i 18 e i 34 anni”. “Per questa ragione – conclude il segretario pugliese della Cgil – è doppiamente offensivo proseguire con la falsa retorica dei giovani che preferiscono il divano e il reddito di cittadinanza, loro che sono state le prime vittime di trent’anni di politiche neoliberiste”.