Bari, orinatoio davanti al Vivante e ingresso (nuovo) chiuso da 2 anni: la denuncia del prof

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Studenti e genitori non fanno fatica a definirlo “una cloaca a cielo aperto”: un angolo trasformato in orinatoio, proprio davanti all’ingresso della scuola. E ancora, il secondo accesso pronto da due anni, e mai aperto a causa di un contenzioso tra ditte, e tra imprese e Città metropolitana di Bari, con una gara da rifare e una scala (nuova) da smantellare. Infine, la richiesta di pedonalizzare (o semipedonalizzare) la stradina che accoglie i ragazzi, o in alternativa allargare il marciapiede sul modello di altri istituti baresi, come il liceo Scacchi e la media Carducci.

È preciso e dettagliato l’elenco delle richieste messe nero su bianco da Renato De Robertis, collaboratore del preside dell’istituto Vivante di Bari. La scuola denuncia di avere scritto ripetutamente a Comune, Amiu e Città metropolitana, per segnalare una serie di disagi legati allo stato della stradina davanti all’ingresso dello storico istituto di piazza Diaz.

Innanzitutto feci e urine intorno al collettore dell’Acquedotto pugliese: un angolo indecente, “con situazione di rischio igienico sanitario – denuncia il professor De Robertis – che rendono problematica la sosta dei nostri 400 studenti”. La scuola ha invocato più volte l’intervento dell’Amiu e dell’Aqp, ma urge una pulizia accurata e profonda.

Incredibile è, invece, la vicenda del secondo ingresso e della sua scala antincendio, pronti da due anni e mai aperti. “Cosa allucinante in piena pandemia Covid – lamenta il docente – in cui avremmo bisogno di differenziare e scaglionare l’accesso degli studenti”. La porta d’ingresso è stata realizzata con la scala da un’impresa, ma prima dell’inaugurazione dell’opera è partito un contenzioso. L’impresa – spiegano dalla Città metropolitana – ha affidato alcuni passaggi ad altre ditte non autorizzate, punto che potrebbe creare problemi nella certificazione della sicurezza della scala. Di mezzo ora c’è ora anche la curatela fallimentare – aggiungono dalla Città metropolitana – per un problema di recupero crediti tra ditte. Morale della favola: l’ente è bloccato tra i procedimenti giudiziari, e quasi certamente dovrà smantellare la scala (mai utilizzata) e costruirne un’altra con una nuova gara.


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