Il decesso della 56enne di Nardò avvenuto il 26 gennaio scorso nel Policlinico di Bari “è stato determinato da insufficienza epatica non riconducibile, né in maniera causale né in maniera concausale, alla somministrazione del vaccino anti Covid”. Lo scrive la pm di Bari, Angela Maria Morea nella richiesta di archiviazione del procedimento sulla morte della donna, trasferita a Bari dall’ospedale Vito Fazzi di Lecce per il peggioramento delle sue condizioni di salute a seguito – sosteneva la famiglia – della somministrazione della dose booster del vaccino anti Covid.
La donna – stando alla denuncia – aveva sviluppato sintomi alcuni giorni dopo la terza dose del siero Moderna, che le era stato somministrato il 18 dicembre 2021 nell’hub vaccinale di Nardò (le prime due dosi erano state Pfizer). Il fascicolo d’inchiesta aperto dalla Procura ipotizzava il reato di omicidio colposo a carico di ignoti.
“All’esito delle indagini espletate – secondo la Procura – si ritiene che la notizia di reato sia infondata”. In particolare dalla consulenza medico-legale e anestesiologica è emerso che il decesso sia stato causato unicamente da patologie pregresse di cui soffriva la paziente, quindi “né alla somministrazione del vaccino – scrive la pm – né all’operato dei sanitari che la tennero in cura”.