“Non siamo evasori, sbloccateci le carriere”. Recita così lo striscione che gli studenti di Link hanno esposto questa mattina in piazza Cesare Battisti, a due passi dall’Università degli Studi di Bari. Il messaggio è rivolto proprio agli uffici dell’Ateneo barese dove, nelle scorse settimane, è stata presa la decisione di stoppare la carriera universitaria a tutti gli studenti non in regola con il pagamento delle tasse.
La polemica è stata innescata a metà luglio proprio da Link. Il sindacato studentesco, dopo aver ricevuto diverse segnalazioni relative a ragazzi che non riuscivano a prenotare gli esami, confrontandosi con gli uffici competenti, ha appreso dell’adozione “da parte dell’amministrazione centrale, di questa misura che blocca la carriera degli studenti e delle studentesse in ritardo con i pagamenti, non solo delle rate scadute ma anche di eventuali penali maturate”.
Una misura “inaccettabile, così come il metodo con cui è stata adottata – hanno avuto modo di spiegare gli attivisti di Link -. Non siamo stati interpellati né avvisati, come studenti e come rappresentanti, di un provvedimento che incide profondamente sulle condizioni materiali di studenti e studentesse, un provvedimento che, tra l’altro, produce i suoi effetti in maniera immediata, senza dare il tempo, a chi ne avesse la possibilità, di mettersi in regola con i pagamenti”.
Da qui la decisione di scendere in piazza. “Il grave disagio del blocco carriere non è ancora stato risolto dall’Ateneo – hanno spiegato questa mattina gli studenti -, che nei giorni passati sui giornali ha attaccato la comunità studentesca etichettando gli studenti come evasori. Chiediamo una risposta netta, reale e decisa da parte dell’Università la quale deve assumersi le sue responsabilità, sospendendo il blocco fino alla fine di quest’anno accademico e rendendo più fluido il sistema di rateizzazione del debito”.
“Continuiamo a credere e a lottare per un’università che sia un luogo realmente inclusivo e accessibile, che dia la possibilità di sostenere esami anche a chi è in ritardo con i pagamenti – hanno detto ancora i ragazzi -. Vogliamo che l’università accompagni e sostenga gli studenti nell’assolvimento delle rate universitarie senza accusarli ingiustamente. Studiare è un diritto – concludono -, non un privilegio. Per questo abbiamo deciso di non rimanere in silenzio, ma di farci sentire”.