Il Bubbles di Trani diventa ristorante cinese, ‘bufala social’ del titolare: “La lezione? Non fidatevi delle voci”

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Da giorni all’esterno del Bubbles di Trani campeggia una scritta in “mandarino”. Parallelamente, i profili social dell’American bar di piazza della Repubblica sono pieni di immagini e video che parlano di “una nuova esperienza cinese”, una nuova apertura a partire da stasera. In realtà non c’è alcun cambio di gestione, ma si tratta di una geniale trovata commerciale, una comunicazione per annunciare la nuova veste del Bubbles; in sostanza, un modo “alternativo” per andare sulla bocca di tutti. Una bufala a fin di bene, mediaticamente parlando.

L’idea è dello stesso gestore del locale. Andando infatti ad analizzare la scritta in cinese comparsa all’esterno della struttura, i simboli altro non sono che la traduzione della parola “Bubbles”, che si legge Qìpào. Dopo giorni di messaggi social giunti dai tanti affezionati alla “vecchia gestione” che chiedevano un ritorno alle origini, di non snaturare l’essenza di uno dei punti di riferimento della movida tranese, l’arcano è stato svelato attraverso un video pubblicato sui profili Facebook e Instagram dell’attività. “Avete presente quell’amico/a che vi ha detto che il Bubbles diventerà un ristorante cinese oppure che è stato venduto ai cinesi? – Si legge sul post – Beh, questa campagna è dedicata a loro! Ma da stasera vi faremo vedere il Bubbles più bello di sempre”.

Contattato da Telebari, il titolare Antonio De Feudis ha sottolineato che si è trattato di un “esperimento sociale a tutti gli effetti. Abbiamo trasformato alcune voci che circolavano in merito alla chiusura del Bubbles in una campagna di comunicazione sui social. In realtà abbiamo chiuso per un mese per ristrutturare il locale – ha proseguito – ma tranquilli, da stasera all’interno non troverete un ristorante cinese ma una nuova veste del vecchio Bubbles più pop, a tema anni ’80”. L’esperimento si rivelato un successo, proprio perché l’obiettivo era far parlare la gente, ma con l’intenzione di dare una piccola lezione. “Non fidatevi delle voci – conclude De Feudis – chiedete informazioni. Se avessimo voluto chiudere, lo avremmo comunicato apertamente”.

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