Ha ammesso i “fatti contestati”, chiedendo “scusa” e riferendo di “aver sbagliato”, uno dei tre agenti di polizia penitenziaria di Bari messi agli arresti domiciliari dal 9 novembre scorso con le accuse di ‘torture’ nei confronti di un detenuto di 41 anni affetto da patologia psichiatrica (la notizia qui). L’uomo assieme e un altro agente, hanno risposto alle domande del gip nel corso dell’interrogatorio di garanzia, mentre il terzo collega, si è avvalso della facoltà di non rispondere. La presunta aggressione sarebbe avvenuta il 27 aprile scorso in carcere dopo che il detenuto aveva dato fuoco ad un materasso nella sua cella.
Oggi ci sono stati anche gli interrogatori di garanzia degli altri sei agenti penitenziari indagati per i quali il gip ha disposto la misura della sospensione temporanea, dagli 8 ai 12 mesi. Sono quindici complessivamente gli indagati, tra cui un medico e tre infermieri del penitenziario barese.
I reati contestati a vario titolo sono tortura, falso ideologico e materiale, omissione di atti d’ufficio per non aver impedito le torture, violenza privata e omessa denuncia. Intanto i pm che coordinano le indagini, Giuseppe Maralfa e Carla Spagnuolo, hanno disposto per il 17 novembre prossimo un accertamento tecnico non ripetibile sui telefonini sequestrati agli indagati.