Il video, da ieri sera, è diventato virale sui social e nelle chat di WhatsApp. Le immagini documentano gli scontri fra tifosi avvenuti ieri pomeriggio dopo la partita tra Como e Bari. I biancorossi giocavano in trasferta e nei pochi secondi catturati dalla telecamera di uno smartphone sono i tifosi ospiti a caricare i supporter locali a colpi di aste delle bandiere, calci e pugni. Tanti contro pochi, tra l’altro, per un gesto deprecabile sul quale sicuramente indagheranno le forze dell’ordine.
Ciò che si vede nel video, però, sarebbe solo la seconda parte della storia. A sostenerlo è uno dei sostenitori del galletto, che ieri era in riva al lago per supportare con il tifo Antenucci e compagni. “Il clima non era dei migliori già durante la partita – racconta a Telebari -, io ero nel settore ospiti, ma amici più grandi con cui ero in contatto, seduti in un altro settore dello stadio, mi aggiornavano costantemente al telefono riferendo di continui e immotivati insulti”.
Fin qui tutto più o meno nella norma, poi la gara finisce. “Siamo usciti dal settore ospiti 15 minuti dopo il fischio finale – prosegue il tifoso nel suo racconto -. C’erano una decina di poliziotti, non di più, che hanno invitato gli ultras a raggiungere la stazione ferroviaria utilizzando i pullman. Chi come me non faceva parte dei gruppi organizzati, invece, poteva muoversi a piedi. Così ho fatto, insieme a quattro amici. Dopo qualche minuto di cammino, però, siamo stati costretti a tornare indietro di corsa”.
È la prima parte della storia, evidentemente, quella che nel video diventato virale non si vede. “Sulla strada per la stazione abbiamo incontrato una cinquantina di comaschi – spiega ancora il tifoso del Bari -. Hanno iniziato a correre verso di noi brandendo mazze e cinture. A nostra volta, abbiamo cominciato a correre indietro, verso lo stadio, in cerca di polizia e tifosi amici. Uno di noi ha preso anche un pugno in faccia, con tanto di occhiali rotti. L’incubo e finito quando sia noi sia loro abbiamo visto le sirene della polizia”.
Da qui in poi, quindi, il seguito della vicenda. Quello già noto alla cronaca. “Abbiamo raccontato quanto successo a chi era in attesa dei pullman fuori allo stadio. Quindi si è deciso di muoversi tutti a piedi. Sulla strada abbiamo incrociato un gruppo di comaschi. Non erano tanti, ma anche loro hanno iniziato a provocare e sfottere, insultare e minacciare. Nonostante i poliziotti presenti li invitassero a stare zitti e ad allontanarsi. Noi eravamo in duecento e qualcuno ha deciso di reagire”. Passando, inevitabilmente, dalla parte del torto.