L’uomo contiguo al gruppo criminale “Caracciolese”, operante nel quartiere San Pasquale nella gestione dei traffici illeciti
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Nella serata di sabato scorso, a Bari la Polizia di Stato ha arrestato Roberto Boccasile, di anni 30, con precedenti di polizia, responsabile di detenzione e porto d’armi da fuoco, clandestine, con relativo munizionamento. L’uomo, contiguo al gruppo criminale “Caracciolese”, operante nel quartiere San Pasquale nella gestione dei traffici illeciti, durante le prime fasi del controllo di polizia, ha tentato la fuga con la propria auto, impugnando una pistola semiautomatica Beretta cal.7,65, con matricola abrasa fornita di caricature con 7 cartucce, ma è stato raggiunto e fermato dai militari. La successiva perquisizione, eseguita presso la sua abitazione, nel quartiere Japigia, ha consentito di sequestrare un’altra pistola semiautomatica cal.9, anch’essa con matricola abrasa, completa di caricatore contenente 7 cartucce dello stesso calibro rinvenuta all’interno di un contenitore di detersivo. Il Boccasile cognato e anche uomo di fiducia di Caracciolese Giacomo, nell’agosto del 2013, venne arrestato dalla Squadra Mobile, assieme a Moretti Antonio cl.’82 e Caracciolese Francesco cl.’80 per porto e detenzioni di armi da fuoco, ricettazione e violazione della sorveglianza speciale di P.S.. In quell’occasione, i tre vennero notati, a bordo di un motoscafo nel porto turistico, mentre, dopo essersi accostati ad una imbarcazione abbandonata, occultavano, all’interno di una paratia, un borsello contenente una pistola cal.7,65 completa di munizionamento. L’arresto avvenne nell’ambito dei servizi predisposti per contrastare la guerra in atto tra il clan “Fiore” ed il gruppo “Caracciolese”, sfociata in una serie di episodi armati avvenuti a Bari; l’omicidio di Caracciolese Giacomo avvenuto il 5 aprile 2013, il tentato omicidio di Fiore Vitantonio avvenuto il 17 maggio ed il triplice omicidio di Fiore Vitantonio, Romito Antonio e Fanelli Claudio avvenuto il 19 maggio successivo. Il conflitto ebbe origini dalle esigenze di autonomia di Caracciolese Giacomo, a capo dell’omonimo gruppo criminale e affiliato allo stesso clan “Fiore”, che intendeva gestire autonomamente, nel quartiere San Pasquale, le attività illecite, in particolare la commercializzazione di sostanze stupefacenti e le estorsioni.
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