La legge che vieta il rito abbreviato per i reati punibili con la pena dell’ergastolo violerebbe quattro articoli della Costituzione, il 3 sull’uguaglianza, il 24 sul diritto di difesa, il 27 sulla funzione rieducativa della pena e il 111 sulla ragionevole durata dei processi.
Sono le considerazioni poste a fondamento della questione di legittimità costituzionale sollevata dall’avvocato Leonardo Bozzi nel processo in corso dinanzi al Tribunale di Bari sull’omicidio volontario aggravato del 30enne Francesco Armigero, ucciso il primo agosto 2019 ad Acquaviva delle Fonti con una coltellata inferta dalla moglie, la 29enne Nancy Lucente.
Nell’udienza preliminare il difensore dell’imputata ha chiesto il rito abbreviato, ma l’art.438 comma 1bis della legge 33/2019 non lo consente e, secondo il legale, questo è incostituzionale. “La scelta legislativa appare assolutamente discriminatoria” dice il legale, perché “se la ratio è quella di assicurare risposte più severe a fatti di maggiore allarme sociale, mal si concilia con la presunzione che coincidano esclusivamente con i delitti puniti con l’ergastolo”.
Anche la Procura ha sollevato una questione di legittimità costituzionale, ma sull’aggravante dell’ergastolo, ritenendo una disparità di trattamento tra coppie di fatto e coniugi. In caso di omicidio, infatti, per i primi l’aggravante viene meno se separati, invece nel matrimonio l’aggravante dell’ergastolo persiste anche dopo la separazione, fino alla sentenza di divorzio.
Il gup del Tribunale di Bari Francesco Mattiace si è riservato di decidere, rinviando il processo al 23 settembre. Stando alle indagini dei carabinieri, coordinate dal pm Francesco Bretone, l’imputata, attualmente detenuta agli arresti domiciliari, avrebbe colpito mortalmente il marito, dal quale si stava separando, al culmine di un litigio avvenuto nel vano scale del palazzo dove entrambi abitavano su piani diversi. Sono costituiti parti civili la madre e la curatrice dei tre figli minorenni della vittima.