Mola, traffico e spaccio di droga: 11 arresti. L’organizzazione riforniva anche Putignano e Noicattaro – NOMI E VIDEO

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Ben 11 persone sono state arrestate nella notte dai carabinieri a Mola di Bari perché ritenute componenti di una associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti: 9 di loro sono finite in carcere, 2 ai domiciliari. I fatti contestati risalgono al 2018.

L’operazione ha portato al sequestro di 27 chili di hashish, 750 grammi di cocaina e 12mila euro in contanti, mentre l’indagine nel suo complesso ha consentito di ricostruire i ruoli di ciascuno all’interno del gruppo di narcotrafficanti: un sodalizio criminale capeggiato, secondo gli inquirenti, dalla famiglia Macchia.

A capo della presunta organizzazione criminale, infatti, ci sarebbe il pregiudicato 49enne Lorenzo Macchia che avrebbe continuato a dare ordini sulla gestione dell’attività illecita anche durante i periodi di detenzione. I suoi fedelissimi erano rappresentati dai componenti del nucleo familiare: i figli, che svolgevano la funzione di cassieri dei proventi, mentre la moglie interveniva per risolvere problematiche gestionali dell’associazione.

Stando a quanto ricostruito dai carabinieri l’organizzazione, a sua volta, faceva riferimento a due canali di approvvigionamento. Uno a Putignano, nella persona del 39enne Marco Pesce, e l’altro a Noicattaro, rappresentato dal 51enne Nicola Marinelli. Entrambi ritenuti, in virtù del loro spessore criminale, in grado di garantire un regolare flusso di stupefacente necessario a soddisfare la clientela.

La base logistica e operativa dell’organizzazione era costituita da casa Macchia, in una palazzina del centro di Mola: appartamento trasformato in un market della droga, all’interno del quale veniva tagliata la sostanza e dove i clienti si recavano per acquistare la merce. L’afflusso alla piazza di spaccio era gestito da vedette, le quali si accertavano dell’assenza in zona di pattuglie delle forze dell’ordine. In seguito quindi, mediante un dispositivo laser, segnalavano il via libera agli acquirenti. A quest’ultimi, tra l’altro, prima di uscire dall’appartamento era imposto di tenere la droga acquistata in bocca e di ingoiarla in caso di fermo.

L’organizzazione, infine, poteva anche contare su sodali incaricati del recupero crediti, ai quali era ordinato, se necessario, di “bussare casa per casa”. Oggetto di intimidazioni erano anche gli abitanti del quartiere estranei ai traffici illeciti, costretti ad assistere in silenzio al via vai di persone: in particolare, in una circostanza, il gruppo aveva anche progettato di incendiare l’auto del vicino di casa, o di scrivergli una lettera intimidatoria, perché sospettato di aver avvisato le forze dell’ordine.


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