La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura di Bari che insisteva sul sequestro di 12 milioni di euro nell’ambito del procedimento dei vagoni d’oro delle Ferrovie Sud Est. Il pm Isabella Ginefra aveva impugnato, ricevendo oggi il rigetto dalla Suprema Corte, il provvedimento con cui il Tribunale del Riesame di Bari nel luglio scorso aveva annullato il sequestro dei beni eseguito dalla Guardia di Finanza su disposizione della magistratura barese nei confronti dell’ex amministratore unico Luigi Fiorillo, del responsabile tecnico di Fse Nicola Alfonso e del procuratore speciale della società polacca Varsa.
Il processo, che inizierà dinanzi a Tribunale monocratico di Bari il prossimo maggio, riguarda la presunta truffa relativa all’acquisto di 27 treni interamente finanziati dalla Regione per 93 milioni di euro, pagati secondo l’accusa 12 milioni di euro in più del loro valore di mercato. Sulla gestione delle Ferrovie Sud Est, attualmente commissariate, la Procura di Bari ha in corso, ancora in fase di indagini preliminari, una più ampia indagine affidata ad un pool di magistrati per truffa, peculato e abuso d’ufficio relativa a presunte spese pazze e consulenze per oltre 300 milioni di euro fino al 2014 che avrebbero portato la società al dissesto e che sono alla base della richiesta di fallimento avanzata dai pm baresi.