La Corte di Appello di Bari ha dichiarato il “non luogo a procedere” per prescrizione nei confronti dei costruttori baresi Antonio e Giuseppe Mininni, imputati per truffa nel processo sul Palagiustizia di via Nazariantz. I giudici di secondo grado hanno ritenuto però che il reato di truffa fosse prescritto già in primo grado e hanno addebitato al Comune di Bari, parte civile, le spese del giudizio d’appello.
In primo grado, nell’ottobre del 2012, il Tribunale monocratico di Bari aveva condannato i due fratelli, difesi dagli avvocati Tommaso Barile e Luca Colaiacomo, ad un anno e 10 mesi di reclusione (pena sospesa) per truffa ai danni del Comune, con il quale nel 1999 era stato stipulato un contratto novennale di affitto dell’immobile per ospitarvi gli uffici giudiziari.
Secondo l’accusa l’ente avrebbe pagato un prezzo superiore al reale valore della struttura (3 miliardi di lire all’anno). Nei confronti del Comune, che aveva chiesto un risarcimento danni di 1,5 milioni di euro, era stata rigettata la richiesta di provvisionale di 300mila euro. Per questo motivo l’amministrazione comunale aveva impugnato la sentenza. Già nel primo grado di giudizio erano stati dichiarati prescritti gli altri reati contestati di frode in pubbliche forniture, truffa ai danni dell’Inail, proprietaria dell’immobile, e falso, tutti risalenti agli anni 1999-2001. Ora è stata dichiarata la prescrizione anche per il reato di truffa che tuttavia, secondo i giudici dell’appello, era già estinto nel 2012, perché un anno dopo la stipula del contratto la società dei costruttori Mininni aveva venduto l’immobile cessando di percepire i canoni di locazione e quindi ogni profitto.