Il giudice barese Giuseppe De Benedictis, in carcere da ieri su disposizione della DDA di Lecce per corruzione in atti giudiziari, “ha abilmente fatto pressioni” su un perito perché dichiarasse la incompatibilità carceraria di un detenuto così da poterlo scarcerare. È uno degli episodi descritti nell’ordinanza di custodia cautelare che ieri ha portato all’arresto anche dell’avvocato penalista Giancarlo Chiariello. Il detenuto è Antonio Ippedico di Foggia, difeso da Chiariello, finito in carcere nel settembre 2020 nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Bari su una maxitruffa alla Regione.
Il giudice “più volte esorta il perito – scrive il gip di Lecce – a dichiarare l’incompatibilità carceraria prospettando seri guai per il medico legale ove l’indagato dovesse morire in carcere” a causa del Covid. Secondo l’accusa il contenuto della perizia “veniva predeterminato dal giudice e di fatto dettato al perito”, dicendogli “questo devi scrivere”.
“Il giudice – si legge negli atti – sa bene che i gravissimi reati per i quali lui stesso ha messo in carcere l’indagato, non gli consentono di affievolire la misura custodiale in atto con quella domiciliare. L’unico modo per aggirare l’ostacolo senza suscitare uno scandalo, è quello di percorrere la strada della incompatibilità con il regime carcerario per gravi motivi di salute”.
De Benedictis “sa bene che non c’è nessuna incompatibilità”, chiarisce l’ordinanza, e “l’unico cambiamento” intervenuto rispetto alle due perizie di qualche mese che avevano ritenuto Ippedico, affetto da patologie cardiache, compatibile con il carcere “è il deplorevole interesse ad assecondare la richiesta dell’amico avvocato”. Così affida il nuovo incarico ad “un medico suggestionabile”.
“Con il Covid, in caso gli piglia un coccolone – dice il giudice al medico legale – se muore in carcere perché non ha avuto le cure io finisco sui giornali come uno…”. Sulla base della nuova perizia, il gip ha concesso a Ippedico gli arresti domiciliari il 31 marzo 2021 e, in cambio, il 9 aprile, avrebbe intascato una tangente di 5.500 euro consegnatagli dall’avvocato Chiariello, 110 banconote da 50 euro. Quel giorno è stato scoperto in flagranza dai carabinieri che indagavano su di lui.