Omicidio Paola Labriola, i legali della famiglia: “L’Asl tace sui risarcimenti”

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A oltre quattro mesi dalla sentenza che ha condannato la Asl di Bari a risarcire i famigliari di Paola Labriola, la psichiatra uccisa da un paziente il 4 settembre 2013 con 57 coltellate nel centro di salute mentale di via Tenente Casale, nel quartiere Libertà, l’azienda sanitaria non ha ancora erogato le provvisionali e non risponde ai solleciti.

“Il silenzio e l’inerzia di chi è stato ritenuto corresponsabile della morte di Paola Labriola è un’ulteriore offesa alla memoria della vittima e al dolore dei suoi familiari”, dicono i legali della famiglia, gli avvocati Michele Laforgia e Paola Avitabile, preannunciando l’avvio delle azioni esecutive. La sentenza di primo grado risale al 29 aprile scorso. Il Tribunale ha condannato per omicidio colposo aggravato l’ex dg Asl Domenico Colasanto (3 anni e 6 mesi di reclusione) e, per la compilazione di un falso documento di valutazione dei rischi della struttura, l’ex funzionario Alberto Gallo (3 anni di reclusione).

Colasanto e il responsabile civile Asl Bari sono stati inoltre condannati a pagare un risarcimento danni nei confronti dei parenti della vittima, costituiti parte civile, con provvisionali immediatamente pari a 50 mila per ciascuno dei quattro famigliari conviventi, il marito e i tre figli, e pari a 30 mila per ciascuno dei tre familiari non conviventi, l’ex marito, la sorella e la mamma. A fine giugno e poi di nuovo a inizio agosto, i legali della famiglia hanno inoltrato alla Asl due pec per sollecitare il pagamento delle provvisionali e, eventualmente, risarcire l’intero danno. Ad oggi le pec sono rimaste senza risposta.


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