La Procura della Repubblica di Bari ha impugnato la sentenza di assoluzione emessa nel febbraio scorso nei confronti dello psichiatra barese Gianpaolo Pierri, accusato di violenza sessuale aggravata nei confronti di una paziente 30enne. I giudici del Tribunale di Bari, condividendo la tesi della difesa e assolvendo il medico “perché il fatto non costituisce reato”, avevano ritenuto che i palpeggiamenti di seno e parti intime denunciati dalla donna costituivano tecniche di rilassamento proprie di una seduta di psicoterapia.
La decisione però non è condivisa dal pubblico ministero che ha coordinato le indagini, Manfredi Dini Ciacci, che ha proposto appello contro la sentenza, definendola “illogica, stravagante e inaccettabile”. Secondo la Procura questa assoluzione “si risolve in una sostanziale immunità per qualsiasi medico-psichiatra che per definizione non potrebbe mai commettere una violenza sessuale nel confronti di una propria paziente”.
“L’idea che nell’ambito della psichiatria italiana le tecniche di rilassamento possano arrivare a comprendere anche il palpeggiamento di seno, interno coscia, inguine e pube, è da considerarsi una invenzione del Tribunale di Bari- si legge nell’atto di appello della Procura di Bari -. La verità è che quelle ripetute manovre non possono che essere considerate per quello che sono: evidenti abusi di natura sessuale ben oltre i limiti dell’arte medica”.
Nell’ambito di questo procedimento Pierri, ex ordinario alla facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università di Bari oggi in pensione, fu anche arrestato nel settembre 2011 e trascorse quasi un mese ai domiciliari.