La Corte di Assise di Bari ha condannato alla pena di 25 anni di carcere il 36enne Antonio Colamonico, imputato per l’omicidio della 29enne italo-brasiliana Bruna Bovino, uccisa il 12 dicembre 2013 nel centro estetico che gestiva a Mola di Bari. Tra le pene accessorie stabilite dai giudici c’è anche la decadenza della potestà genitoriale. La Corte ha inoltre condannato l’imputato al risarcimento danni nei confronti delle costituite parti civili, 250mila euro ciascuno ai due figli minorenni (con 50mila di provvisionale), 150mila euro ciascuno a madre e familiari della vittima, 30mila euro per le due associazioni antiviolenza Giraffa Onlus e Safiya Onlus e per la Regione Puglia.
Colamonico, per il quale il procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno aveva chiesto la condanna a 28 anni di reclusione, è stato ritenuto colpevole dei reati di omicidio volontario e incendio doloso, appiccato secondo l’accusa per cancellare le prove del delitto appena compiuto. Il corpo della vittima, infatti, fu trovato semicarbonizzato sul pavimento del centro estetico, fra brandelli di indumenti e sangue, dopo che la donna venne uccisa con 20 colpi di forbici e strangolata.
Colamonico, difeso dagli avvocati Nicola Quaranta e Massimo Roberto Chiusolo, è in carcere per il delitto dal 9 aprile 2014 e oggi era nella cella dell’aula della Corte di Assise. Fra il pubblico c’erano i suoi familiari e numerosi amici e parenti della vittima e dopo la lettura del dispositivo ci sono stati piccoli momenti di tensione. Le motivazioni della sentenza saranno depositate fra 90 giorni. I giudici hanno anche disposto la trasmissione degli atti alla Procura perché proceda per falsa testimonianza nei confronti della moglie dell’imputato. “Questa sentenza non ci porterà Bruna indietro ma è stata fatta giustizia. La condanna inflitta al suo assassino sia di esempio a tutti uomini che fanno male ogni giorno ad una donna”. Commenta commossa Lilian Baldo la sentenza nei confronti di Antonio Colamonico. Dopo la lettura del dispositivo nell’aula della Corte di Assise di Bari le parti civili, i familiari della vittima, le associazioni antiviolenza Safiya Onlus e Giraffa e la Regione Puglia hanno tenuto una conferenza stampa. La mamma e altri parenti indossavano magliette con la foto della vittima stampata e sotto la scritta “contro il femminicidio”. Il difensore di Colamonico ha parlato di processo indiziario e ha annunciato la probabile proposizione dell’appello dopo la lettura delle motivazioni della sentenza.