I Carabinieri di Santo Spirito hanno eseguito la misura cautelare del collocamento in comunità nei confronti di due 17enni baresi e di un 15enne (direttamente rinviato a giudizio), responsabili di aver abusato sessualmente di una bambina di 12 anni. Coinvolti nella vicenda anche due tredicenni, non imputabili.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica per i Minorenni di Bari, hanno preso le mosse dalla denuncia dei genitori della vittima, che, avendo iniziato a notare un atteggiamento strano da parte della loro bambina, sono riusciti a farla parlare e si sono subito rivolti ai Carabinieri. I militari hanno immediatamente avviato le indagini, identificando i primi presunti violentatori e ascoltando, nelle forme dell’audizione protetta, la bambina vittima di abusi.
Dopo i primi tiepidi racconti, la confessione: la piccola da mesi era costretta da un gruppo di ragazzi a subire violenze sessuali di varia natura, sempre in luoghi insalubri e sempre sotto la minaccia della diffusione di un video che la ritraeva durante un rapporto con uno di loro. Secondo quanto accertato dalle indagini, il gruppo, noncurante dei pianti e delle richieste di soccorso della piccola, l’avrebbe costretta più volte a sottostare, a turno, ad ogni richiesta.
Gli accertamenti sono stati svolti con grande cautela e tempestività e sono partiti dalla identificazione dei responsabili, per poi svilupparsi con audizioni protette, accurati sopralluoghi, sommarie informazioni testimoniali di tutti coloro che hanno, anche in minima parte, percepito o avuto sentore delle violenze, nonché mediante immediati accertamenti tecnici sui dispositivi informatici posseduti dai giovanissimi. Con i citati provvedimenti cautelari il Tribunale per i Minorenni di Bari ha posto la parola fine alle enormi sofferenze della bambina.
Sull’episodio interviene il capo della Procura per i Minorenni di Bari, Ferruccio De Salvatore. “Ci sono purtroppo, anche se fortunatamente non sono tantissimi nel nostro distretto, i casi di violenze sessuali di gruppo da parte di 16-17enni. Di solito quando c’è violenza sessuale di gruppo ci sono soggetti che tendono a trascinare col proprio comportamento i più fragili. In questa vicenda c’è un coinvolgimento preoccupante di ragazzi molto più giovani, addirittura non imputabili. È un fenomeno grave che va contrastato dal punto di vista culturale prima che penale”.
“Bisogna insegnare a questi ragazzi – continua De Salvatore – il rispetto reciproco, a partire dalla famiglia e dalla scuola. Anche se non imputabili, valuteremo se adottare provvedimenti civili, come affidamento a servizi sociali o collocamento in una struttura educativa, anche nei confronti dei due 13enni e nei confronti degli esercenti la responsabilità genitoriale”. Per De Salvatore, infatti, “all’origine di questi comportamenti possono esserci carenze educative”.