Assunzioni negli enti locali, un bando da 1,4 milioni di euro per il Comune di Altamura nell’ ambito del progetto “Periferie Aperte” della città metropolitana di Bari e incarichi alle cooperative amiche: ci sono decine di presunte procedure illecite su cui indaga la magistratura barese nell’ambito delle inchieste che ieri hanno portato all’arresto di 11 persone, tra cui il sindaco di Altamura, Giacinto Forte (ai domiciliari), e il vice-segretario del Partito Democratico di Acquaviva delle Fonti Roberto Ottorino Tisci (in carcere).
Gli indagati saranno sottoposti domani agli interrogatori di garanzia dinanzi ai due giudici che hanno emesso le ordinanze cautelari, Giovanni Anglana e Francesco Agnino. Intanto, però, gli accertamenti di Guardia di Finanza e Carabinieri, coordinati dai pm Marco D’Agostino e Claudio Pinto, continuano per verificare responsabilità relative ad altri presunti appalti truccati.
Quelli accertati fino ad ora, e che sono alla base degli arresti per corruzione e turbativa d’asta, riguardano i lavori al teatro comunale e al depuratore di Acquaviva, al depuratore di Altamura e ad una scuola di Castellana Grotte. Negli atti, però, si fa esplicito riferimento anche ad altre procedure che gli indagati, soprattutto il sindaco Forte e l’imprenditore albanese Bertin Sallaku, titolare della Besa Costruzioni srl (finito in carcere), avrebbero avuto interesse a pilotare e su cui si stanno concentrando ora le indagini.
In una intercettazione del gennaio scorso il sindaco Giacinto Forte e l’imprenditore albanese Sallaku, grazie alla mediazione di Tisci, parlano di un finanziamento in arrivo per un’opera pubblica da realizzare nell’ambito del programma “Periferie Aperte” che la città metropolitana di Bari si è aggiudicata un anno fa (41 milioni di euro per 36 Comuni) e che, per Altamura, prevede lo stanziamento di 1,4 milioni di euro per il recupero della pavimentazione originaria di basolato in pietra calcarea e rifacimento rete idrica e fognaria di alcune strade e piazze. Ma Tisci e l’imprenditore non potevano pretendere nulla dal sindaco se non lo avessero prima “comprato”. Per questo gli avrebbero consegnato una tangente da 15mila euro come “investimento per il futuro”.
“Possiamo diventare ricchi” dicono gli imprenditori (Sallaku e i suoi soci in affari), spiegando che “teniamo bisogno di avere due anni di lavoro davanti, non è che ci riempiamo di 50 cantieri, non ce la faremmo, però almeno questi e altri e due e un’altra che uscirà tra un po’…”.
Addirittura l’imprenditore albanese, nelle intercettazioni, dice di “non ricordare esattamente quanti soldi ha dato sino ad oggi, chiaramente riferendosi – scrive il gip – anche ad altri e diversi episodi della stessa illecita natura” e al suggerimento di tenere un’agenda con date e importi, lui risponde di “non voler lasciare tracce”.
“Gli indagati – conclude il gip disponendone l’arresto – hanno intessuto rapporti di natura collusiva, diretti a pilotare l’affidamento delle gare pubbliche, in un clima di agganci di funzionari di livello crescente, da quelli comunali a quelli regionali, o politici di primo piano”.