Controlli a tappeto nelle aziende del Barese, scoperti 34 lavoratori in nero: sanzioni per 200mila euro

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La Guardia di Finanza contrasta il “lavoro sommerso” in provincia di Bari, con lo scopo di individuare tutti quei rapporti di lavoro nei quali il datore di lavoro si avvale di prestazioni professionali o lavorative rese da un dipendente senza riconoscergli alcuna copertura previdenziale, garanzia e tutela prevista dalla legge e senza pagare le relative imposte; operando, quindi, in assenza di un contratto di lavoro ufficiale.

 

La fase di accertamento ha fatto emergere uno scenario preoccupante: su un totale di 26 attività commerciali controllate nell’intera area metropolitana cittadina ed un numero complessivo di 77 lavoratori identificati, sono stati riscontrati 34 lavoratori in “nero” ed inoltrate 21 proposte di sospensione dell’attività commerciale; 8 i lavoratori irregolari (soggetti ad infedele registrazione sul libro unico del lavoro) e 2 attività commerciali segnalate all’autorità giudiziaria, per non aver ottemperato al provvedimento di sospensione emesso dalla competente Autorità. Ai datori di lavoro sono state contestate le sanzioni previste in materia di irregolarità contributiva (la cd. “maxisanzione”, applicata per ciascun dipendente in nero rilevato).

 

Complessivamente sono state contestate sanzioni per un totale di circa 200.000 euro. Di rilievo l’impatto sociale e le dirette conseguenze a favore dei lavoratori impiegati “irregolarmente” o “in nero”: La legge, infatti, prevede in questi casi l’immediato riconoscimento dei loro diritti previdenziali, assicurativi e contributivi; diritti, questi, che altrimenti sarebbero stati negati o riconosciuti solo parzialmente, con gravi conseguenze sia sulle legittime aspettative di maturazione dei requisiti pensionistici sia sulle garanzie in tema di infortuni sul lavoro.


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