Violenza su minori a Bari, in tre anni reati aumentati in modo preoccupante. Volpe: “Servizi sociali assenti”

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Negli ultimi tre anni, dal 2014 al 2017, la Procura di Bari ha registrato un incremento dei fascicoli di indagini per reati di pedofilia e pornografia passati da 34 a 57, e per quanto riguarda le violenze sessuali da 115 a 157. Una “situazione preoccupante” secondo il procuratore Giuseppe Volpe, il quale accusa la “gravissima latitanza dei servizi sociali”.

 

I dati sono stati resi noti dal procuratore in occasione della prima riunione della task force regionale convocata dall’assessore al Welfare della Regione Puglia, Salvatore Negro, in seguito a recenti fatti di cronaca su presunte violenze sessuali compiute nei confronti di due adolescenti baresi: una ragazzina di 15 anni che avrebbe subito uno stupro di gruppo da parte di alcuni coetanei, ed una 16enne violentata per oltre un anno e mezzo da due uomini che sono stati arrestati.

 

Dai dati presentati dalla Procura e anche da quelli regionali provenienti dal monitoraggio sui centri antiviolenza, emerge che gli abusi avvengono soprattutto in ambito familiare. “Esaminando i dati elaborati dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza sui maltrattamenti relativi a minori e quelli di Telefono Azzurro – spiega il procuratore Volpe – mi pare che si colgano due costanti: le forme di violenza peggiori si verificano in ambito familiare, in quasi il 75 per cento dei casi, e soprattutto si tratta di situazioni di trascuratezza materiale e affettiva”.

 

“Questo vuol dire che i servizi sociali devo essere più presenti nelle situazioni di disagio – continua Volpe -. La scuola collabora molto con noi e invece mai abbiamo avuto denunce di violenze sessuali su minori da parte degli assistenti sociali”. Volpe ha ricordato il “caso relativo al presunto giro di prostituzione di bambini rom allo Stadio San Nicola: non c’era un censimento dei minori” ha detto Volpe, lanciando un appello all’assessore Negro perché “si finanzino e si sensibilizzino i servizi sociali, intervenendo anche sulle competenze comunali in questo settore”.

 

“Gli investimenti della Regione non sono sufficienti a contrastare i fenomeni di abusi – conclude Negro – ma va reso più stretto il rapporto fra le varie istituzioni, perché crediamo che sia soprattutto un problema culturale”.


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