Appalti truccati, arrestato Domenico Vitto: il sindaco di Polignano ai domiciliari. Dieci indagati – I NOMI

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Presunti appalti truccati, con dieci persone accusate di reati contro la pubblica amministrazione e contro la fede pubblica. Tra questi, arrestato e ristretto ai domiciliari, c’è anche il sindaco di Polignano e presidente Anci Puglia, Domenico Vitto. L’operazione, denominata ‘Amici Miei’ e portata avanti dalla Guardia di Finanza di Monopoli, coinvolge anche altri tecnici e amministratori del Comune di Polignano.

Nello specifico, sono cinque le persone arrestate e cinque gli indagati raggiunti da interdizione. Agli arresti domiciliari sono finiti, oltre al sindaco Vitto, anche il vicesindaco Salvatore Colella e i dirigenti comunali Nicola Cicala, Raffaele Lassandro e Pasquale Teofilo. Per cinque imprenditori è stata disposta la misura interdittiva: Vito Dentico, Sergio Giazzi, Hibro Hibroj, Vito Lo Franco e Nicola Narracci. Complessivamente gli indagati sono ventiquattro, 14 dei quali – funzionari comunali e imprenditori – non raggiunti da misure cautelari.

In particolare, agli indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di corruzione (non riconosciuto dal gip Angelo Salerno nell’ordinanza cautelare), concorso in peculato e turbativa d’asta, falso ideologico, rivelazione del segreto d’ufficio, omissione di ufficio, subappalto illecito. Sono 9 le gare su cui sarebbero state accertate irregolarità, 6 quelle contestate dalla Procura nella richiesta d’arresto, per un valore complessivo di circa 1,2 milioni di euro.

Tra gli appalti ritenuti truccati dalla Procura di Bari (leggi qui le dichiarazioni del procuratore Roberto Rossi) c’è anche quello riguardante la riqualificazione del lungomare intitolato a Domenico Modugno, del valore di 850mila euro, con la piazza dove sorge la statua del cantautore.

L’indagine è partita da ipotesi di peculato a carico di gestori di tabaccherie che gestivano il pagamento dei servizi delle mense scolastiche sospettati di non versare nelle casse comunali gli incassi delle rette. Tra le contestazioni ci sono poi le gare per la manutenzione delle strade e del verde pubblico, quelle per la progettazione e ristrutturazione di immobili e anche la ristrutturazione di un bene confiscato alla mafia.

Questa attività di “inquinamento delle gare”, come l’hanno definita gli inquirenti, sarebbe stata fatta con falsi sorteggi dei presidenti delle commissioni di gara, affidamenti diretti sotto soglia e informazioni date a ditte “amiche” per modularne l’offerta. In cambio, è emerso dalle indagini, gli amministratori e i funzionari avrebbero ottenuto sostegno elettorale, progressione di carriera e lavori edili in casa.

 


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