Social, adescatore seriale di minori condannato a 6 anni e 2 mesi: l’indagine della Procura di Bari

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Un’indagine lunga un anno e due mesi avviata dalla Polizia Postale, portata avanti dalla Procura di Bari e terminata con una sentenza di condanna, seppure in primo grado e quindi non definitiva, nei confronti di un uomo di 49 anni di Milano ritenuto colpevole dei reati di violenza sessuale con l’aggravante della sostituzione di persona, pornografia minorile e detenzione di materiale personale pedopornografico.

Da settembre 2020 a novembre 2021 sono stati tanti gli elementi probatori che hanno portato il Gup a condannare l’imputato, già da 7 mesi ristretto in stato di custodia cautelare in carcere, proprio per la pericolosità riscontrata durante la fase dell’attività investigativa, alla pena di 6 anni e 2 mesi di reclusione. Oltre a una multa di 40mila euro e alla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici e da qualsiasi ufficio che comporti tutela, curatela, amministrazione di sostegno o rapporto di insegnamento a contatto con i minori.

Le indagini sono state avviate dalla Polizia Postale di Foggia, dopo era arrivata una denuncia da parte di un genitore che aveva rinvenuto all’interno del proprio cloud, collegato all’account di posta elettronica condiviso con la figlia di appena anni 12, delle immagini autoprodotte a contenuto sessualmente esplicito. “In stretto raccordo con la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Bari – è spiegato in una nota -, si scopriva che la minore aveva inviato le sue foto intime, su richiesta del suo ‘fidanzato virtuale’ che aveva conosciuto su Instagram”.

“Costui – spiegano ancora gli inquirenti – le raccontava che, pur essendo di Milano, viveva a Roma. Facendo credere alla giovane dall’altra parte del pc di essere un giocatore delle giovanili di una nota squadra di calcio militante in serie A, inviandole una sua fotografia in cui era ritratto con indosso la maglia della squadra”. Da qui sono partiti una serie di accertamenti sull’account Instagram sospetto, dove veniva accertato che la maggior parte dei follower e following risultavano appartenere a ragazze minorenni che l’uomo aveva adescato con la stessa modalità.

Con una di queste ragazze, è stato appurato nel corso delle indagini, l’indagato poi era andato ben al di là della “semplice” conoscenza virtuale. Le intercettazioni, infatti, “consentivano di appurare una grave pericolosità dell’arrestato – spiegano gli inquirenti – scoprendo che lo stesso si era recato presso la città di residenza della minore, l’aveva inizialmente pedinata ed anche fotografata”.


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