Con un collega avrebbe agevolato il clan Di Cosola passando informazioni riservate in cambio di favori e danaro. Nelle scorse ore il PM presso la Procura della Repubblica di Bari ha chiesto una condanna di 15 anni per l’appuntato scelto Domenico Laforgia, che all’epoca dei fatti, tra il 2012 ed il 2018, operava nella Stazione dei Carabinieri di Giovinazzo.
In carcere e poi ai domiciliari, oltre a lui, erano finiti l’altro militare Antonio Salerno e il pasticcere Gerardo Giotti. Entrambi hanno optato per un rito abbreviato e sono stati rispettivamente condannati a 10 e 7 anni ed 8 mesi di reclusione.
Laforgia, che si è sempre proclamato estraneo ai fatti contestatigli, difeso dall’avvocato Tiziano Tedeschi, ha invece scelto il rito ordinario.
Secondo l’indagine svolta dal Nucleo Investigativo, coordinata dai pubblici ministeri della Direzione Distrettuale Antimafia, Federico Perrone Capano e Domenico Minardi, i due carabinieri avrebbero “ricevuto denaro e altre utilità per omettere o ritardare atti del proprio ufficio e per compiere atti contrari ai propri doveri, al fine di agevolare gli appartenenti all’articolazione locale dei Di Cosola”.
Il quarto imputato in questa inchiesta è Mario Del Vecchio, uomo noto alle forze dell’ordine, attualmente nel carcere Badu ‘e Carros, a Nuoro, dove dovrà scontare 13 anni e 4 mesi dopo la sentenza di primo grado.
Tutti gli imputati sono stati ritenuti colpevoli di concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari e rivelazione del segreto d’ufficio.
Per Laforgia, invece, dopo la requisitoria dell’accusa, toccherà alla difesa, con udienza fissata per il 13 luglio prossimo. La sentenza potrebbe arrivare nelle prossime settimane.