Tre persone in carcere, nove agli arresti domiciliari, un totale di 44 persone indagate e un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore di oltre 200mila euro. Questi i numeri di una maxi operazione anti droga della Guardia di Finanza in cui si contesta agli indagati i reati di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope, associazione finalizzata al traffico illecito di queste sostanze, favoreggiamento reale e trasferimento fraudolento di valori.
Sarebbe stata “una schiera di giovani incensurati insospettabili, studenti e lavoratori” a gestire il traffico e lo spaccio di droga nei Comuni del Sud Est Barese, sotto la regia di Davide Monti, 32enne con precedenti e una lunga storia criminale che gli è valsa in passato il soprannome di ‘bambino con la pistola’. L’indagine ha accertato l’esistenza, tra il 2017 e il 2019, di una presunta associazione per delinquere dedita al traffico di cocaina, marijuana e amnesia da Bari ai comuni di Turi (dove si trovava la sede operativa della banda), Conversano, Putignano, Casamassima, Rutigliano, Bitonto, Noicattaro, Gioia e Altamura.
In carcere, oltre a Monti, anche un 27enne con precedenti di Turi conosciuto come ‘McGregor’. Tra i presunti componenti del gruppo poi c’è anche la figlia 29enne di un appartenente alle forze dell’ordine, accusata di essere uno dei corrieri della droga. Nel complesso, invece, i 44 indagati sono quasi tutti giovani incensurati apparentemente lontani dai contesti criminali.
Le indagini hanno documentato l’uso di utenze telefoniche dedicate intestate a prestanome o mezzi di comunicazione alternativi, come app di messaggistica istantanea quali Whatsapp, Facebook, Telegram e chat Playstation. Nelle conversazioni veniva usato anche un linguaggio in codice: ‘dolci’ e ‘caramelle’ per lo stupefacente, ‘minuti’ per indicarne il quantitativo, dove ogni minuto equivaleva a un grammo, ‘documenti’ e ‘calcolatrice’ per indicare denaro e bilancino di precisione. La droga veniva nascosta in casa degli incensurati, in vani ascensore o nei muretti a secco delle campagne.
Particolarmente facile il modo attraverso il quale l’organizzazione criminale reclutava i pusher: tutti ragazzi di giovane età ‘abbagliati’ dalla promessa di guadagni facili e di benefit alternativi come l’uso illimitato di internet, Sky o l’accesso alle sostanze stupefacenti. Sulla base di questi ‘vantaggi’ facili, quindi, insospettabili bariste sarebbero diventate esperte nel taglio e nell’occultamento delle dosi, studentesse universitarie avrebbero scalato le posizioni del sodalizio, partendo dal semplice ruolo di corriere, fino a divenire punto di riferimento per gli altri spacciatori. Ancora, uno studente delle scuole superiori sarebbe diventato custode della droga, mentre un altro giovane, da semplice acquirente, sarebbe arrivato rapidamente a gestire una piazza di spaccio.
In una delle intercettazioni registrate dagli investigatori, ad uno degli insospettabili che il gruppo voleva reclutare viene fatta “una offerta di lavoro” si legge negli atti, con compenso di 30 euro al giorno per restare tutta la giornata nell’appartamento di Turi dove era custodita la droga. “Devi stare a casa mia – era la proposta – fitto pagato, televisione, ci sta tutto. Pure Sky e internet”. L’inchiesta ha documentato anche una cassa comune per pagare le spese legali e mantenere le famiglie dei sodali detenuti.