Dopo oltre 4 anni si apre uno spiraglio per il suo ritorno in Patria. Sentenza attesa tra circa 4 settimane
Salvatore Girone, il Marò trattenuto in India insieme a Massimiliano Latorre con l’accusa di aver ucciso due pescatori al largo del Kerala, potrebbe presto tornare in Italia. Il Tribunale arbitrale internazionale ha aperto questa mattina, su richiesta italiana, il procedimento per il rientro in Patria del fuciliere. L’udienza è stata aperta dal russo Vladimir Golitsyn, subito dopo prenderà la parola per l’Italia, l’ambasciatore Francesco Azzarello. Nel pomeriggio toccherà alla parte indiana. La sentenza è attesa tra circa 4 settimane. Le autorità italiane fanno leva sul fatto che il procedimento arbitrale sul caso marò potrebbe durare almeno tre o quattro anni, con il rischio che Salvatore Girone possa rimanere detenuto a Delhi, senza alcun capo d’accusa, per un totale di sette-otto anni. Si determinerebbe di fatto una grave violazione dei suoi diritti umani e per questo è stata fatta richiesta di un ritorno del fuciliere a casa fino alla decisione finale dell’arbitrato. Richiesta ritenuta “inammissibile” dal governo indiano. “C’è il rischio che Girone non ritorni in India nel caso venisse riconosciuta a Delhi la giurisdizione sul caso”, si legge nelle Osservazioni scritte dell’India, depositate al Tribunale arbitrale il 26 febbraio scorso e rese pubbliche oggi in occasione dell’udienza sul marò all’Aja. “Sarebbero necessarie assicurazioni in tal senso dall’Italia. Ma finora risultano insufficienti”.