Segreteria PD, Ferrante bacchetta Emiliano: “Congresso anticipato? Il mandato di Renzi scade a dicembre”

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Direttamente dall’assemblea nazionale del PD, Fabrizio Ferrante torna a redarguire Michele Emiliano, “reo” questa volta di volere un congresso anticipato per la segreteria del Partito Democratico. Quest’ultimo, come sottolineato da Ferrante, potrebbe sì andare verso una scissione, ma sarà solo il tempo a dirlo. Di seguito la nota nella sua interezza. 

 

Aprire il congresso con un percorso giudiziario? Magari un ricorso ex art. 700 cpc? E queste sarebbero le premesse dello stare insieme? Trovo contraddittorio auspicare un confronto politico attraverso una fase congressuale e al tempo stesso invocare le “carte bollate” per aprirlo. Sulla base di cosa poi non è chiaro. Matteo Renzi è stato proclamato segretario del PD dall’Assemblea nazionale del 15 dicembre 2013 e pertanto il suo mandato scadrà il 15 dicembre 2017. Lo statuto dice che il congresso deve essere convocato entro 6 mesi prima della scadenza del mandato e dunque il congresso nazionale del Pd dovrà essere convocato entro il 15 giugno 2017.

 

Sinceramente sfuggono le ragioni di questa fretta di un congresso anticipato, che si può chiedere solo in casi eccezionali (che ad oggi non ci sono), o meglio si intuiscono. La verità è che la Corte Costituzionale ha salvato l’impianto dell’Italicum e ci ha consegnato comunque una legge elettorale di immediata applicabilità. Il presupposto che agita molti nel PD a chiedere un congresso anticipato è la formazione delle liste che di fatto è rimessa al Segretario, quindi Renzi, con la preoccupazione della minoranza di restane fuori. Quindi non un dibattito su programmi o alleanze, ma semplicemente una corsa al riposizionamento che può dare il via o meno alle candidature. Ed è purtroppo in tale logica che si sta sviluppando il dibattito che, quindi, non è assolutamente politico, ma è usato come paravento per confermare le posizioni parlamentari acquisite.

 

Se oggi il Pd si sta avviando verso una scissione potrà dirlo solo il tempo, ma chi invoca adesso il rispetto delle regole statutarie dovrebbe ricordarsi che quello stesso statuto dice di rispettare la linea politica del Partito, cosa che non è stata fatta da molti esponenti del Pd sul Referendum votando dichiaratamente per il No oppure dice anche che ci sono delle incompatibilità tra segretario regionale e sindaco di città capoluogo di Regione, regola non applicata per ben due volte in Puglia. Io penso che Michele Emiliano abbia tutto il diritto di candidarsi alla leaderschip del Pd, ma senza minacciare il ricorso alle carte bollate e rispettando i tempi che non possono essere stravolti solo per esigenze di riposizionamenti o formazioni di nuove correnti; ci perderebbero tutti, a cominciare dal Pd, sempre che a qualcuno interessi ancora il futuro del Partito.


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