È iniziata questa mattina poco dopo 11, presso l’Hotel Parco dei Principi di Roma, l’assemblea nazionale del Partito Democratico. Al termine dei lavori emergeranno eventuali candidature alla segreteria. Il primo a parlare è stato l’ex premier Matteo Renzi.
“La parola è una: rispetto – inizia Renzi -. Là fuori ci vedono. Siamo fermi e impelagati al nostro interno. Sono stato insultato perché avevamo scelto di venir meno alla richiesta di convocazione del congresso. Mi sono fatto carico di non convocare il congresso per poter seguire un percorso insieme. Michele Emiliano ha raccolto le firme ed è andato in Tv a chiedere il congresso. Ci siamo attrezzati per le primarie, abbiamo finalmente accettato questa richiesta che mi sembrava strumentale e alcuni amici ci hanno detto: scissione. Io soffro a sentire questa parola”.
“Non nego che io non volevo fare il congresso – ammette Renzi -. Piero Fassino mi ha chiesto di fare un atto di generosità ed ho accettato la sua proposta. Non è accettabile che si blocchi un partito sulla base di un diktat di minoranza”.
“Che pessima immagine che stiamo mandando fuori – continua -. Che bel regalo che stiamo facendo a Beppe Grillo. Ha detto Serra che è solo uno scontro di potere. C’è una legittima ambizione di chi ambisce alla carica di segretario. Ma se non andiamo d’accordo non buttiamo fuori nessuno. Questa è casa di tutti. Il potere appartiene ai cittadini che votano alle primarie, non ai caminetti o alle correnti”.
“Il congresso è l’alternativa al modello Casaleggio e al modello Arcore – conclude Renzi -. Non trasformiamo il congresso in un voto sul governo. Ho pensato a non ricandidarmi. Ma significherebbe ritornare a quel modello di partito in cui si sta contro qualcuno e non insieme per costruire qualcosa. Mettetevi in gioco. Avete il diritto di sconfiggerci, non il dovere di eliminarci. Si va avanti perché questo non è un partito di petrolieri e di finanzieri. Speravamo e speriamo di poter andare avanti tutti insieme”.