Bufera su Cassano, Lacarra (Pd) scrive a Carlo Calenda: “Dov’è finito il tuo moralismo? Fallo dimettere”

Convidi

“Caro Calenda, ma tu che predichi moralismo, trasparenza, etica, chiarezza, non hai pensato che candidare in Puglia Massimo Cassano, direttore generale dell’Arpal, Agenzia Regionale per le Politiche del Lavoro in Puglia, potesse risultare una scelta quantomeno inopportuna e furbetta?”. Comincia così il post Facebook di Marco Lacarra, segretario regionale del Partito Democratico e capolista nel collegio plurinominale di Bari alla Camera per il Pd.

Continua dunque la polemica politica sulla candidatura di Massimo Cassano con Azione -Italia Viva, con tanto di richiesta di dimissioni di Cassano da direttore generale dell’Agenzia regionale per il lavoro reiterata da parte del Pd. Stavolta Lacarra chiama in causa (e tagga) il leader e fondatore di Azione, Carlo Calenda. “Dov’è finito il tuo sbandierato moralismo? Non vedi la trave nel tuo occhio? Non ti accorgi che i tuoi stessi uomini in Puglia non condividono questa scelta? – insiste – Oppure il conflitto di interessi se riguarda il tuo partito improvvisamente svanisce? Da una persona così pregna di alti valori morali come ti definisci, caro Carlo, mi aspetterei almeno che esigessi le dimissioni del tuo candidato dalla carica che ricopre”.

Sulla riforma societaria dell’Agenzia per le politiche attive del lavoro in Puglia (Arpal) e la conseguente decadenza dell’ex sottosegretario al Lavoro, Massimo Cassano, dal ruolo di direttore generale ci sono ancora frizioni nella maggioranza di centrosinistra pugliese. Quattro consiglieri, Fabiano Amati, Michele Mazzarano, Ruggiero Mennea, tutti e tre del Pd, e Antonio Tutolo (Misto), lamentano di non aver ricevuto ancora nessuna risposta sulla richiesta di portare in Consiglio al più presto la riforma Arpal.

“Siamo dispiaciuti e per questo abbiamo scritto ancora alla presidente Loredana Capone”, annunciano. La polemica è nata con il passaggio di Cassano nella fila di Azione e la sua candidatura alle prossime elezioni. “Il gruppo Pd – dicono i quattro consiglieri regionali – ha dichiarato la sua disponibilità a svolgere in qualsiasi momento il Consiglio regionale, ma ci dispiace il silenzio sull’argomento del presidente Emiliano, al pari degli altri partiti della maggioranza e di tutti i candidati alle elezioni politiche. Sembra insomma che sia solo nostra la necessità di mettere un po’ d’ordine in una situazione ormai insostenibile, dando finalmente prevalenza al valore della linearità e trasparenza della Pa rispetto alle tattiche politiche. Vorremmo sottolineare, a scanso di equivoci, quanto complice possa apparire il silenzio in una vicenda con aspetti già equivoci e discutibili”.

Tuona anche il Movimento 5 Stelle. “È inaccettabile che il direttore generale dell’Arpal Massimo Cassano, candidato nelle liste del Terzo Polo, dichiaratamente contro il Reddito di Cittadinanza, di cui le Politiche attive del lavoro dovrebbero essere una parte fondamentale, non solo non si sia ancora dimesso dall’incarico di dg, ma non abbia avuto neanche il buongusto di sospendersi dall’incarico. E, inoltre, come se niente fosse, su Twitter vediamo le sue foto mentre firma contratti di assunzione, in piena campagna elettorale, per persone che fanno riferimento a posizioni a tempo determinato”. A tuonare è il capogruppo M5S in Commissione Bilancio al Senato Gianmauro Dell’Olio.

“Che ora diventano a tempo indeterminato. E le persone che sta assumendo non sono i Navigator, come alcune voci di stampa danno a intendere. Queste sarebbero le sole figure professionali che dovrebbe assumere con quei soldi, come previsto dalle ultime normative, che chiedevano di usare i residui per assicurare dei mesi di proroga a queste persone, che non sono mai state facilitate nel loro compito, in Puglia come in molte altre regioni – dichiara Del’Olio – Le sole figure professionali considerate un peso dal direttore generale dell’Arpal sono i navigator, professionisti che hanno dimostrato di avere competenze nel gestire chi deve essere accompagnato in un percorso di formazione per riqualificarsi o entrare nel mondo del lavoro. Le politiche attive del lavoro sono una cosa seria, e non possono essere strumentalizzate in questo modo da nessuno, soprattutto da chi è in una posizione dalla quale dovrebbe tutelarle”.


Convidi