Alzheimer, arrivano gli angeli custodi in monopattino e una speciale App: a Bari nasce Urca

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Angeli custodi in monopattino e bici elettrica, che correranno ad assistere i pazienti e familiari in caso di crisi. Una applicazione per custodire la storia di ogni paziente, in grado di assicurare tempestività nel recupero delle informazioni utili. A Bari si sperimenta un nuovo modo di assistere i malati di Alzheimer e i loro caregiver, grazie a Urca, Unità di risoluzione crisi Alzheimer. L’obiettivo è fornire prestazione gratuite destinate ai malati di Alzheimer e ai loro caregiver, affinché possano fruire di speciali interventi che consentano di gestire al meglio le criticità della patologia.

Concepito da Fabrizio Lattanzio, antropologo culturale con un master in Management delle professioni sanitarie, e dalle neuropsicologhe e psicoterapeute Alessandra Ventrella e Alessia Laforgia, il progetto viene portato avanti grazie ai partner Asl-Bari, Alzheimer Bari Odv e AGE Associazione Geriatri Extraospedalieri, mentre sviluppo e coordinamento sono a cura di Claudia Chiapparino e Claudia Lograno. La creazione della rete territoriale è invece affidata a Katia Pinto di Alzheimer Bari. L’idea è stata presentata nell’ambito del bando Fermenti 2019 del Dipartimento per le Politiche Giovanili (Ministero politiche giovanili). Il progetto cerca ora beneficiari, una sperimentazione della durata di 18 mesi.

Fabrizio Lattanzio racconta a Telebari come nasce URCA e qual è la sua rilevanza sociale. La decisione di dar vita a questa “creatura” arriva dopo un episodio in particolare. “Io lavoro per Alzheimer Bari da 11 anni – ci spiega – facciamo attività per pazienti di grado lieve e moderato, e un giorno un familiare ci ha chiamati dicendoci che la moglie stava avendo una crisi”. La signora era in preda a un delirio e si comportava in maniera aggressiva, e così i professionisti sono intervenuti tempestivamente supportando il marito della donna e tranquillizzando la paziente. “A quel punto ci siamo detti: abbiamo prodotto un servizio che non esiste”, continua Lattanzio.

La gestione dei casi avverrà attraverso varie metodologie: innanzitutto ci saranno i membri dell’unità stradale che in sella a monopattini e bici elettriche, che come angeli custodi sfrecceranno verso le 150 famiglie selezionate, garantendo quindi un sostegno domiciliare durante le crisi comportamentali (allucinazioni, psicosi, ossessioni). Si tratta – spiegano – di un approccio ecologico e non farmacologico. Ma questo cosa significa? Ci si basa sulla conoscenza approfondita della persona, e sul presupposto che ogni crisi scaturisce da un antecedente che deve essere individuato. Questi momenti delicati possono essere perciò sedati attraverso modalità dialogiche. Le terapie non farmacologiche poi sfruttano la sollecitazione delle funzioni residue del paziente, come la reminiscenza e la stimolazione cognitiva. Le famiglie scelte dovranno essere “residenti nell’area metropolitana della città di Bari e il target dei destinatari sarà costituito da anziani con diagnosi di demenza dai 65 ai 90 anni. I criteri di selezione utilizzati riguarderanno: il grado di severità della malattia, l’incidenza dei disturbi del comportamento, la presenza nel domicilio di un familiare di riferimento, l’età, il peso dell’assistenza e il grado di burn-out del caregiver”.

Figura chiave di URCA è il “case manager”, che ha il compito di prevenire i momenti di crollo anche attraverso una rete di servizi e professionisti. A supporto del case manager ci sarà poi una web application contenente tutte le informazioni dei pazienti, creata appositamente dall’Associazione Memory Team ETS, l’ente proponente. Lattanzio evidenzia che “le visite domiciliari servono a valutare le problematiche ambiente per ambiente, ed è previsto anche l’utilizzo di strumenti tecnologici come geolocalizzatori, telecamere o braccialetti per il monitoraggio a distanza dei parametri vitali, che verranno ceduti in comodato d’uso”.

Uno degli obiettivi finali è certamente quello di esportare il modello URCA, e renderlo una realtà regionale ed extraregionale più ampia. Al termine del percorso, la cui fase operativa partirà a luglio, si valuteranno i risultati ottenuti e l’impatto sui beneficiari, che vengono tra l‘altro reclutati attraverso un dettagliato questionario (qui il link) . A Lattanzio preme infine sottolineare che URCA rappresenta un cambiamento di prospettiva rispetto all’assistenza domiciliare prettamente asettica. Il rischio del mero assistenzialismo è infatti quello di ridurre i pazienti a numeri di serie, disumanizzandoli. URCA invece potrebbe davvero squarciare le tenebre di una malattia come l’Alzheimer, portando uno spiraglio di luce ai malati e ai loro familiari.


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