Si tratta di terapie relative al tumore del sangue più frequente, la leucemia linfatica cronica
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I ricercatori del Laboratorio per le Scienze Ematologiche, afferente alla Sezione di Ematologia con Trapianto dell’Università di Bari, diretta dalla Prof.ssa Giorgina Specchia, hanno scoperto nuove strategie terapeutiche per la cura della leucemia linfatica cronica, tumore del sangue più frequente.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista internazionale Oncotarget. Come altre malattie oncoematologiche la leucemia linfatica cronica è associata a mutazioni di geni che definiscono la prognosi e la risposta al trattamento del paziente. Con un approccio tecnologico nuovo (digital PCR) i ricercatori del’Università di Bari hanno scoperto che la mutazione del gene NOTCH1 nella LLC è molto più frequente di quanto si pensasse. La scoperta consente di monitorare il paziente anticipando la progressione clinica della malattia e/o la perdita della risposta al trattamento terapeutico.
In definitiva, il monitoraggio molecolare della mutazione del gene NOTCH1 con la digital PCR può essere considerato alla stregua di un sensore periferico di un sistema di allarme che segnala la presenza del ladro prima della sua intrusione in casa. La possibilità di diagnosticare e “sorvegliare” il tumore da cui è affetto il paziente e di organizzare il programma terapeutico sulla base della presenza di una specifica alterazione genica sono gli elementi fondanti della cosiddetta “terapia personalizzata” dei tumori. La Sezione di Ematologia con Trapianto diretta dalla Prof.ssa Giorgina Specchia si pone tra i gruppi di ricerca di spicco sulla scena internazionale.
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