A 24 ore dalla riapertura delle scuole, con l’aumento dei contagi Covid, anche nell’area metropolitana di Bari, come già accaduto in alcuni comuni del Salento e del Foggiano, arriva la prima ordinanza per la sospensione della didattica in presenza: succede a Grumo, dove le porte delle scuole dell’infanzia e dell’asilo nido rimarranno chiuse per l’intera settimana, mentre nella scuola primaria sarà sospeso il servizio mensa. Una decisione che arriva alla luce di più considerazioni. In primis “che i bambini dai tre ai cinque anni – spiega il sindaco Michele Antonio Minenna – risultano positivi in percentuale maggiore”, che “per i bambini sotto i 6 anni” la mascherina non è obbligatoria e ancora che “gli alunni vaccinati di 5 anni sono in numero esiguo”.
Nelle scorse ore, confermando le indiscrezioni raccolte da Telebari, il governatore pugliese Michele Emiliano ha spigato i motivi che non gli consentono di emanare un’ordinanza regionale specifica e dunque, domani mattina, in Puglia riaprono ufficialmente le scuole. Nel Barese, però, arrivano provvedimenti in ordine sparso e Grumo non sembra essere un caso isolato. Soprattutto per quanto riguarda lo stop alle mense. Lo stesso tipo di decisione, infatti, è stata presa a Giovinazzo dall’assessore alla Pubblica Istruzione, Michele Sollecito: il servizio mensa per le classi a tempo pieno della scuola primaria “riprenderà normalmente lunedì 24 gennaio, salvo diversa comunicazione”.
Una nuova comunicazione poi arriva, nel pomeriggio di oggi, da Alberobello. “Questa mattina sono stati riscontrati casi di positività al Covid nella casa di riposo Sacro Cuore delle suore Oblate di Nazareth. La direzione della struttura, in accordo con il dipartimento della Asl di e con il sindaco Michele Longo, ha disposto di rimandare, fino a nuove disposizioni delle autorità competenti, la riapertura dei servizi educativi per l’Infanzia, ubicati nella stessa struttura. Pertanto nido e scuola dell’Infanzia non riapriranno domani, lunedì 10 gennaio”. Lo annuncia su Facebook l’amministrazione della città dei trulli.
Decisioni prese in autonomia, quindi. Diverse da comune a comune, ma anche da scuola a scuola. A Bari città, ad esempio, l’istituto comprensivo ‘Falcone-Borsellino’ ha deciso di sospendere la refezione scolastica nei tre plessi della scuola dell’infanzia – Borsellino, Lopopolo e Chiaia – e in due – Falcone e Petrignani – dei plessi della scuola primaria. Una decisione, notificata dalla circolare firmata dalla preside Fiorenza Uncino, presa in considerazione “dell’elevato numero di personale scolastico assente causa Covid”, si legge nella nota e valida fino a nuova comunicazione. Non è escluso che lo stesso tipo di scelta, nelle prossime ore e per lo stesso motivo, possa essere presa anche da altri istituti della città.
In provincia, poi, sono tantissimi i genitori che hanno chiesto ai sindaci di stoppare la ripresa delle attività scolastiche. “In molti parlano di rinviare – conferma il sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio -. Il rinvio, se davvero dettato da ragioni sanitarie, non sarebbe però di un ‘solo’ mese: guardando i dati degli anni scorsi si tratterebbe di aspettare la fine di aprile. Ovvero la fase conclusiva dell’anno scolastico. Vi parlo da genitore, visto che la decisione non spetta né ai sindaci né ai dirigenti scolastici: ho scelto di fidarmi di tutti coloro che hanno investito la propria vita nella cura della salute umana. I miei figli si sono vaccinati. Chi ha scelto di farlo perché non dovrebbe tornare a scuola? Sarà, probabilmente, un rientro che verrà interrotto con i primi casi positivi in classe, si alternerà tra presenza e DAD, ma sarà comunque un ritorno ad una tappa fondamentale per tutti”.
Nella vicina Modugno, tra i commenti a una diretta social sul tema Covid, il sindaco Nicola Bonasia risponde a una mamma. “Cara signora – scrive il primo cittadino – le vostre preoccupazioni sono anche le mie, le nostre. Ma quello che ho provato a spiegarvi è che non ho gli strumenti giuridici per fare un’ordinanza di chiusura delle scuole, mentre tutto il resto è aperto: bar e palestre, teatri e ristoranti, tanto per fare degli esempi”. Stessa posizione del sindaco di Cellamare, Gianluca Vurchio. “A chi dice di non aprire le scuole, ecco a voi la risposta: decide il Ministero della Pubblica Istruzione, non il sindaco. Attualmente le scuole riapriranno regolarmente e ci sono già protocolli operativi nel caso di positività in aula. Se il Ministero competente deciderà di chiudere, allora si chiuderanno le scuole, diversamente si attuano i protocolli previsti dallo stesso Ministero”.
Dopo tante sollecitazioni sulla DAD, con diversi cittadini che hanno tirato in ballo l’ordinanza campana del governatore De Luca, a Locorotondo, il sindaco Antonio Bufano tiene la linea degli altri colleghi. “Rispondo qui per tutti: per quanto riguarda il rientro a scuola, ci atterremo alle disposizioni del Governo – scrive, quasi seccato -. A qualcuno sfugge che il medesimo Governo, nelle prossime ore, potrebbe impugnare già l’ordinanza della Campania. Chi vuole utilizzare i nostri ragazzi per mera speculazione politica, può farlo altrove. Grazie”. Cita il Governo anche il sindaco di Ruvo, Pasquale Chieco. “La scelta di riaprire le scuole il 10 con le misure automatiche (che scattano in base al numero dei contagi) di quarantena e di passaggio in DAD (mista o esclusiva) è stata presa dal Governo anche se molti di noi sindaci avevano suggerito un primo breve periodo in DAD”.
A Gravina c’è chi propone due settimane in DAD e chi di tamponare tutti gli studenti prima del rientro in aula. “Capisco le preoccupazioni – risponde il sindaco Alesio Valente -, ma per la DAD è il Governo ad avere questo potere o al massimo le Regioni. E in realtà, in questo momento, siamo ancora in zona bianca. Anche quello dei tamponi è un provvedimento che dovrebbe fare la Regione. Aiuterebbe, ma non risolverebbe totalmente il problema. Per far venir fuori la positività ci vogliono dalle 48 ore ai 5 giorni. Pertanto ci sarebbero tanti bambini che risulterebbero negativi, ma che potrebbero manifestare la positività qualche giorno dopo”.
La proposta ‘tamponi a tappeto’ prima della riapertura delle scuole bussa anche alla porta del sindaco di Triggiano, Antonio Donatelli. Lì dove non sarebbe neanche una novità assoluta. “L’anno scorso il dato del nostro paese era superiore agli altri – spiega il primo cittadino – e pertanto siamo riusciti ad organizzare la possibilità di effettuare il tampone a tutta la popolazione studentesca di competenza del Comune con il supporto della Asl. Quest’anno i nostri dati sono in linea con gli altri e sono al vaglio provvedimenti univoci. Comunque non potremmo avere il supporto della Asl e non ci sono tamponi a sufficienza”.
Intanto, cresce di ora in ora anche il fronte degli studenti contrari al rientro a scuola domani per il timore dei rischi legati all’aumento dei contagi. Al momento sono 283.360 quelli delle scuole superiori che preferirebbero la didattica a distanza fino alla fine di gennaio. È quanto emerge da un sondaggio lanciato mercoledì scorso (dati ancora in aggiornamento) dalla 17enne Martina Toma, rappresentante d’istituto del liceo linguistico Ettore Palumbo, che da Brindisi ha raggiunto molti colleghi di ogni parte d’Italia attraverso il passaparola e grazie alla rete dei Rappresentanti di istituto della community ScuolaZoo. Finora hanno risposto in 308mila, il 92% dei quali si è favorevole alla DAD.