La musica può essere un potente motore di integrazione e dialogo: con questa missione è nata l’Orchestra dei Braccianti, un progetto che riunisce musicisti, lavoratori agricoli e migranti di varie nazionalità uniti dal forte legame con la terra. Tramite le sue performance, l’Orchestra vuole sensibilizzare il pubblico sui temi del caporalato e dello sfruttamento lavorativo, oltre che offrire a donne e uomini, italiani e stranieri, una via di uscita da condizioni di indigenza e precarietà. L’orchestra è composta da nove elementi, provenienti da cinque paesi diversi: Italia, Senegal, Gambia, India e Nigeria. Tra loro vi sono giovani che hanno vissuto il dramma della migrazione e quello dei ghetti nelle nostre campagne. Come Joshua, cantante e tastierista nigeriano emigrato passando per la Libia nel 2017 e poi impiegato nella raccolta dell’uva e dei meloni in Puglia (https://www.associazioneterra.it/2018/10/22/progetto-e-musicisti/).
“Il messaggio dell’Orchestra dei Braccianti si inserisce molto bene nel progetto Sud chiama Sud e nel Festival Kantun Winka – sottolinea Isa Colonna la coordinatrice del Festival, giunto alla sua sedicesima edizione – perché la denuncia che loro fanno con il loro concerto è importante proprio qui in Puglia dove i braccianti italiani e stranieri vivono situazioni di sfruttamento sino a morire di fatica, come è successo a Paola Clemente il 13 luglio di sei anni fa, come è successo, solo un mese fa, a Camara Cantadami, giovane di 27 anni venuto in Italia dal Mali. Vogliamo mostrare che c’è una parte della Puglia che chiede a gran voce un cambiamento, che dica che la legge sul caporalato non basta se ancora si continua a morire per la durezza del lavoro nei campi.”
Il concerto sarà preceduto da una introduzione di Luciana Manca e Raffaella Cosentino, autrici di una storia cantata contro il caporalato “I martiri del Caporalato” che narra la morte di Paola Clemente, bracciante, morta in una estate caldissima del 13 luglio 2015 nelle campagne di Andria, lavorando in modo disumano per pochi euro al giorno.
Il festival Kantun Winka ha l’intento di promuovere la conoscenza delle diverse culture attraverso concerti di musica dal vivo, dando visibilità ai ponti, ai progetti musicali di apertura alla ‘musica di altrove’, ai progetti di gruppi multietnici, alle esperienze musicali di contaminazione tra diverse culture. Nasce dalla convinzione che la conoscenza è presupposto essenziale per il superamento della paura del ‘diverso’, invitando ad apprezzare la gioia dell’incontro e la ricchezza che ne deriva. Per questo, all’interno del festival sono presenti anche diversi laboratori al fine di sperimentare – anche con il corpo – pratiche culturali alternative. Alcuni di questi sono condotti da soggetti migranti.
Il festival fa parte del progetto ‘SUD CHIAMA SUD’ selezionato dalla Regione Puglia nell’ambito del “Programma Straordinario 2020 in materia di Cultura e Spettacolo’, coordinato dall’associazione Alma Terra di Mola di Bari con il patrocinio della Regione Puglia, i Comuni di Mola di Bari e Polignano a mare ed in collaborazione con: i progetti di ricerca attivista Archivio di Genere e S/Murare il Mediterraneo dell’Università degli Studi di Bari; le associazioni In folio, Erasmo, Laboratorio Urbano, Il Canto della Terra, Wonder Radio, Origens, Vita in cerchio.