Sette bambole, una per ogni domenica di Quaresima, appese in attesa della Pasqua. È la tradizione delle “Pupe della Quarantana” diffusa in alcuni borghi pugliesi, tra i quali Casamassima, Conversano, Ruvo di Puglia, Locorotondo e Martina Franca, solo per restare a centri non lontani dal capoluogo regionale, anche se l’usanza abbraccia pure comuni della Daunia e del Salento.
Non è chiara l’origine del rito quaresimale, poiché ogni territorio si arroga la paternità di questa tradizione. Ciascun paese ha sviluppato nel tempo diverse versioni ed eventi dedicati alle bambole di stoffa. Tra i paesi in cui è particolarmente forte la tradizione delle “pupe” c’è sicuramente Casamassima, nel Barese, dove ciascuna bambola ha addirittura un proprio nome ed un vestiario che le identifica: “Janne” (Anna) con abito beige-avana, “Pagan” (Pagano) vestita di rosso a strisce o quadri, “Susanne” (Susanna) con abito rosa, “Rebecc” (Rebecca) in viola, “Lazzare” (Lazzaro) con abito porpora, “Palm” (Palma) tutta in nero e “Sanda Pasque”, che indossa il bianco con rifiniture dorate.
La tradizione è stata recuperata a Casamassima circa venti anni fa per merito dell’Archeoclub locale, mentre la Pro Loco tiene corsi sul confezionamento delle bambole di stoffa fatte in casa. Le sette “pupe” fatte a mano, solitamente tenute in alto da un filo o una ramazza tra i balconi, vengono fatte cadere – una alla settimana – ogni domenica fino al giorno di Pasqua. La caduta di ciascuna bambola era seguita – secondo la tradizione – dalla distribuzione di regali e leccornie per i bambini del paese. Le sette “Pupe” vengono esposte il Mercoledì delle Ceneri e l’ultima cadrà – quest’anno – il 17 aprile.
Per le strade di Locorotondo, invece, viene esposta “a Quarandene”, una vecchia sdentata e vestita a lutto che rappresenta la Quaresima, moglie del defunto Carnevale. La stessa effige viene fatta letteralmente esplodere a Ruvo di Puglia durante l’evento dello “Scoppio della Quarantana”, che si tiene nel giorno di Pasqua. Ancora, a Castellaneta, nel 2021, sono state esposte le “pupattole” provenienti da “un’antica usanza popolare”. Le sette bambole prendono il nome di “Ién” (Anna), “Paién” (Paola), “Rubett” (Roberta), “Susann” (Susanna), “Lazz’r” (Lazzaro, che era l’unico maschio), “Palm” (Palma) e “Sant” (Santa Pasqua), ricalcando i nomi dati anche a Casamassima. I fantocci rappresentavano, senza seguire un ordine ben preciso, la filatrice, l’ovattatrice, la sarta, la tessitrice, la preparatrice delle spolette per la tessitura, il mastro fornitore di attrezzi.
Qualcosa di simile accade anche a Conversano, dove la tradizione viene menzionata nei testi dell’architetto Sante Simone (1824 – 1894) ed è stata recuperata dalla locale Pro Loco. Per l’occasione vengono esposte le sette “pupattole” nei pressi del Castello degli Acquaviva D’Aragona e nel centro storico. L’associazione conversanese ha, inoltre, pubblicato su YouTube un utile tutorial per dare la possibilità ad ognuno di realizzare la propria “Pupa della Quarantana”.