Gli occhi chiari per guardare di nuovo altrove, ad un futuro diverso, senza farsi travolgere dai ricordi e dai sentimenti che è dura tenere a freno come cavalli imbizzarriti.
Nino Cannati lascia, se ne va. Ha chiuso l’ultima edicola di Santo Spirito, quella storica di via Napoli, in uscita verso Palese. Sui social network è corsa veloce la notizia, dopo la comparsa della scritta “dal 1° maggio questa edicola chiude per fine attività”.
Una fitta al cuore per i romantici, per gli ancora tanti lettori della carta stampata, per gli amanti dei libri, che in quel posto trovavano il loro locus amoenus dove rifugiarsi. Finisce l’era dei tanti edicolanti che si sono alternati in circa un secolo nella marina barese, identità profonda di una comunità differente dal contesto fagocitante della Bari all’interno della cinta urbana. Chiude l’ultima edicola di quello che era un borgo e che oggi è un quartiere con quel che ne consegue. Chiude perché siamo forse figli di un tempo che corre troppo veloce e non comprendiamo che dietro quelle attività ci sono sacrificio, passione e soprattutto storie.
E la storia umana che c’è dietro quella scelta ce la siamo fatta raccontare da lui, da Nino Cannati, figlio di un’arte ereditata da papà Peppino sin dall’età di 19 anni.
“La decisione – ci ha detto – era già arrivata in dicembre, quando pensavo davvero di non farcela più. Alla base di questa dolorosa scelta ci sono innanzitutto le mie condizioni di salute: dopo un intervento al cuore, nonostante la mia giovane età (Nino ha 48 anni appena) ed alcuni problemi alla schiena non ce la faccio a proseguire. In molti non capiscono che si tratta di una vita dura, dispendiosa, in cui ci si sveglia alle 4 del mattino per le consegne e sei aperto sino a sera inoltrata”.
Alla base della chiusura, quindi, non ci sono problemi economici o di scarso appeal della carta stampata che invece, come ci conferma Cannati, ha la sua nicchia, il suo “club” di innamorati: “I problemi – ci ha confidato – non sono inerenti alle vendite. Avevo un efficiente servizio a domicilio che soddisfaceva molto i miei clienti e tramite whatsapp riuscivo ad accontentare anche coloro i quali amano i libri, mia vera passione”.
L’edicola impossibile da paragonare ad un’altra attività, abbeveratoio per menti assetate di sapere e di saperi, desco a cui sedersi per essere sempre i primi a cibarsi con la cronaca.
La salute, la stanchezza, la voglia di voltare pagina per il proprio benessere psicofisico, dunque, alla base di una decisione dolorosa: “Mi fa male pensare a quanto impegno ci abbiamo messo mio padre prima (sin dal 1979, quando aprì il suo chiosco, prima di trasferirsi nel 1987 in via Napoli, nda) ed io dopo, ma arriva un momento della vita in cui devi resettare tutto e fermarti se ti vuoi un minimo di bene”, ha rimarcato Cannati.
“Ho ricevuto solo un’offerta – è stata la sua ammissione – da una persona che poi non ha più voluto chiudere l’accordo. Ho abbassato notevolmente il prezzo della mia licenza, ma nulla… nessuno si è fatto avanti e questo mi dispiace tantissimo. Io potevo pure mollare per le ragioni che vi ho raccontato, ma non volevo finisse la storia di un vero e proprio punto di riferimento per santospiritesi e, devo dire, anche per molti palesini”.
Le testimonianze di solidarietà sono arrivate numerose, forse un po’ tardive, a Nino Cannati, il quale però non dimentica nessuno dei suoi clienti, dai più anziani ai giovanissimi: “Avevo una clientela variegata, dall’anziano che ama leggere ancora il quotidiano cartaceo quando prende il caffè, a tanti giovani, under 40, che non hanno mai abbandonato la lettura di ogni genere a favore del web o dei social o, peggio, della televisione spazzatura. E poi i bimbi – ci ha detto commosso -, quelli che volevano andare da “zio Nino” perché aveva le riviste con i giochini, sempre belli e colorati per loro. Ecco, mi spiace tanto lasciare per queste persone”.
Ed il pensiero finale corre proprio alla sua gente: “In troppi hanno parlato a Santo Spirito senza conoscere il mio travaglio interiore – ci ha tenuto a rimarcare – ma non importa, la gente è fatta così. Io ho dato tutto ed ho ricevuto rispetto ed affetto da moltissime altre persone che invece mi hanno voluto bene e comprendono la mia stanchezza, legata al mio stato di salute. Si volta pagina, ma io e mio padre porteremo sempre loro nel cuore”, è stato il messaggio conclusivo.
Si chiudono quelle grate, giù il sipario, i cartelli esposti sono inequivocabili. Finisce un’epoca nel quartiere a nord di Bari, finisce una storia lunga 43 anni, fatta di odore d’inchiostro e caffè, di sorrisi al mattino presto, di “grazie” detti la domenica da gente della quale sapevi tutto.
Segno di un tempo poco romantico che corre sempre troppo veloce.